domenica 5 novembre 2017

Appunti storici su Sagama


Il 22 ottobre 2017, in occasione dell'inaugurazione della struttura VILLA SAN GABRIELE ARCANGELO, casa alloggio edificata dall'Amministrazione Comunale di Sagama nella ex casa parrocchiale, ho presentato una breve relazione sulla storia del paese che riporto qua nel formato pdf pubblicato nel sito accademia.edu .

https://www.academia.edu/35060877/APPUNTI_STORICI_SU_SAGAMA

giovedì 2 novembre 2017

I CIMITERI E LA STORIA CANCELLATA

I CIMITERI E LA STORIA CANCELLATA

Fino alla “Fusione Perfetta” tra il Regno di Sardegna e gli altri stati governati da casa ‘Savoia’, i cimiteri in Sardegna erano sempre posti intorno ai luoghi di culto presenti nel villaggio: non fu applicato il noto ‘editto di San Cloud’, con cui Napoleone Bonaparte, aveva imposto che i cimiteri fossero posti fuori dai centri abitati e i morti fossero sepolti in delle fosse ‘comuni’. I nobili e gli esponenti del clero venivano sepolti dentro la chiesa, gli altri nei cortili degli stessi edifici di culto in fosse scavate nel terreno: un’area del cimitero non consacrata veniva destinata ad accogliere i bambini non battezzati e i morti in contrasto con Dio.

In Sardegna nel XX secolo vi una forte politica edilizia cimiteriale: in quasi tutti i paesi vennero edificati dei nuovi cimiteri fuori dai centri abitati e dotati di una cappella.
A metà dell’800 la situazione era però disastrosa: l’ultimo Intendente di Cuglieri Félix Despine nel 1858-59 ci fornisce una sommaria descrizione di un particolare cimitero del villaggio di Magomadas in Planargia: “il cimitero del villaggio è qualcosa di terrificante; la fossa comune, una specie di pozzo in uso anche in molti altri posti, è ancora utilizzato per i bambini morti senza battesimo, e nonostante sia coperto da una pietra, lascia uscire degli odori nauseabondi”.

È successivamente alla nascita del Regno d’Italia nel 1861, che però lo stato inizia a far edificare dei veri e propri cimiteri, di concezione maggiormente moderna, o per lo meno, più vicini a quelli da noi conosciuti.
Mi limiterò in questa breve nota a ricordare gli esempi di alcuni cimiteri che ben conosco: quello di Scano Montiferro, ad esempio è il più antico, con una continuità storica sorprendente, benché all’interno del paese, sorgessero di piccoli cimiteri, presso le cappelle delle confraternite e presso San Nicola.
A Sagama, il vecchio cimitero, posto di lato alla chiesa di San Gabriele Arcangelo, fu utilizzato fino agli anni immediatamente successivi alla 2 guerra mondiale; il nuovo cimitero, progettato già durante gli anni trenta, fu concluso intorno al 1950, con la traslazione di tutte le salme dei deceduti presso il nuovo camposanto posto in località “Su Chercu Muzzu”. Questa notizia di cui trovai qualche cenno in qualche documento per ora inedito mi fu confermata a livello orale da mia zia Rita Soro, deceduta qualche anno fa, che aveva fatto ‘traslare’ le ossa del padre Salvatore morto nel 1942, presso una nuova tomba di famiglia acquistata nel 1950.

A Sindia, il vecchio cimitero come risulta dalle mappe della seconda metà dell’800 era posto nell’attuale piazza San Giorgio insieme alla cappella (oggi non più esistente) detta de Sas Recumandadas. Il nuovo cimitero progettato intorno al 1880, fu completato ai primi del ‘900: anche in questo caso, vi fu la ‘traslazione’ delle salme nelle nuove tombe di famiglie. Il cimitero di Sindia, merita un’attenzione particolare: la parte più antica nei pressi della cappella, meriterebbe il rango di “cimitero monumentale”: parecchie tombe infatti presentano statue e decorazioni che ne fanno dei piccoli capolavori artistici. Un altro piccolo cimitero sorgeva nei pressi della chiesa di San Pietro e di quella di Santa Croce che fu inglobata nel nuovo edificio dell’Asilo Parrocchiale, edificato negli anni ’30. Informatori orali, mi raccontarono che durante i lavori furono ritrovate delle ossa umane: lo stesso accade nei cortili di alcune case di via Maddalena, i cui cortili, erano confinanti con quello della chiesa di San Pietro. Si trattava forse del cimitero della chiesa scomparsa intitolata al culto della Maddalena.


SINDIA- PIAZZA SAN GIORGIO, DOVE SORGEVA IL VECCHIO CIMITERO.

Con la scomparsa dei cimiteri intorno alla chiese, fu purtroppo cancellata la memoria storica di numerosi villaggi: certo dobbiamo immaginarci piccoli cimiteri dotati di uno o due cancelli, quasi privi di lapidi, con tante piccole croci in legno, poste nel terreno. Soltanto dalla fine dell’800 il regolamento di “Polizia Mortuaria” ha iniziato a prevedere che i morti venissero inumati all’interno dei bauli. I primi bauli, tuttavia, erano molto scadenti: per i bisognosi, la cosiddetta “cassa da morto”, veniva pagata dal Comune, che attingeva alla cosiddetta “cassa dei poveri”, per poter offrire anche ai meno abbienti una dignitosa sepoltura. A Monteleone Roccadoria, presso la chiesa di Sant’Antonio Abate, è ancora possibile vedere il vecchio cimitero, seppur pavimentato e privo di lapidi o croci.


MONTELEONE ROCCADORIA (SS), CHIESA DI SANT'ANTONIO CON IL VECCHIO CIMITERO.

Ma tuttavia ci fornisce un’idea di come potessero essere i cimiteri. Interessanti anche gli esempi cimiteriali che possiamo ritrovare presso l’isola- parco ed ex colonia penale dell’Asinara.


ASINARA -CIMITERO DI 'FORNELLI.


venerdì 6 ottobre 2017

SAGAMA: Ricordi della gara del 2004.

“Perché non organizzate il prossimo campionato regionale a Sagama?”.
Era una sera di gennaio del 2004, quando il responsabile Endas Ciclismo Sardegna, Roberto Rosellini propose alla Pol. San Michele di organizzare una gara importante nel piccolo centro del paese.
Nel settembre 2003, il paese aveva ospitato una gara dentro il circuito “Corso Vittorio Emanuele I- Circonvallazione Sud”, con una salitella durissima che partiva sotto la chiesa parrocchiale di San Gabriele per arrivare fino al Municipio, nei cui pressi era posto l’arrivo. La gente di Sagama, educata e cortese, aveva offerto “le sedie” ai forestieri per poter seguire comodamente la gara.
Non fu facile organizzare quella gara, ma l’Amministrazione Comunale con il sindaco Mario Pinna e l'assessore Giacomo Obinu, ci sostenne in tutto e per tutto, mi piace ricordare anche l’impegno di tutta la famiglia di Bobore Biddau e della ditta di Fabio Foddis che mise in sicurezza il percorso.
Mi ricordo la benedizione di don Porcu prima della partenza e il via…che per me…fu doloroso…comunque riuscì a fare il primo giro nelle ultime 20 posizioni del gruppo, nonostante la rottura di un raggio della ruota posteriore: cambio ruota al cimitero grazie all’amico Pier Paolo Sannia e lotta con i denti per cercare di riprendere il gruppetto. Al 4 giro dei 7 in programma fummo “doppiati” dai primi, impensabile stare dietro a Secci, Grabesu ecc…erano delle vere moto. All’ultimo giro, nuovo imprevisto: foratura! Cambio ruota veloce grazie ad Antonello che mi aspettava nella zona di Murenda con una ruota di scorta e poi tifo da parte di tziu Mario Pinna e mio padre, per riprendere i corridori che avevo davanti. Missione compiuta nei falsopiani di Orighio. E poi volata finale del gruppetto che vinsi nettamente sul “veterano” Linzas, che sarebbe venuto a mancare l’anno successivo. Era malato, ma nonostante tutto, aveva voluto partecipare alla corsa. Non lo sapevo, ma all’arrivo l’avevo visto veramente ‘sfinito”. Ecco alcune immagini di quella gara, scattate dal mio amico Antonio.

Dopo 12 anni il ciclismo ritorna a Sagama: sabato 7 ottobre al via il 1° Trofeo “Muristene”.

Ci sono voluti dodici anni, ma alla fine la passione per il ciclismo che a Sagama (OR) è sempre stata forte, ha vinto su tutto.
Appena sei mesi fa, un gruppo di giovani del paese ha fortemente voluto la nascita di un’associazione sportivo- culturale denominata “Muristene”: un nome con un forte richiamo identitario, in quanto il nuraghe “Muristene”, posto all’ingresso del paese a pochi metri dalla chiesa parrocchiale seicentesca dell’Arcangelo Gabriele, per secoli ha ospitato i pellegrini che partecipavano alla festa- sagra de “S’Anzelu”.
La gara che si svolgerà nel circuito di San Michele, che nel 2004, in occasione del 2° Trofeo “Sant’Antonio”, fu valido come Campionato Regionale “Enti della Consulta” organizzato dal G.S. Il Fornaio, con la Polisportiva San Michele di Sagama e con l’Endas. La gara fu vinta dal giovane Secci in volata su Grabesu, Deiana, Masserey e Fundoni.


Oggi l’ASD “Muristene” che per statuto è un’associazione sportiva dilettantistica, regolarmente iscritta all’albo regionale, ma anche un’associazione di promozione sociale e culturale, organizza la manifestazione che vedrà al via i migliori ciclisti sardi dai 16 ai 70 anni, grazie all’impegno dei suoi soci e con il prezioso contributo dell’Amministrazione Comunale, dei numerosi sponsor (operatori commerciali della zona) e dell’Asd Aquile di Macomer che garantirà il servizio di moto staffetta, delle Forze dell’Ordine e delle Compagnie Barracellari di Sagama e Scano Montiferro. Sarà presente anche il servizio di soccorso di Scano Montiferro, con il dott. Deonette.
Il percorso di 8,1 Km si snoderà dalla via Gramsci di Sagama, per affrontare la corta ma impegnativa salita di “S’Iscala” per poi proseguire nelle località “Murenda”, “Santu Micheli”, Orighìo (da cui questo blog, prende il nome), “Serra de Sagama”, Sp 34 e SP 21, località “Sa Costa”, “Cudinatta” , “Giuntolzu”, per poi entrare nel paese in Corso Umberto. La gara si snoderà in 5 giri, per un totale di Km 40,5.
Durante la gara, sono previste animazioni per i bambini e la presenza di un DJ, e poi lotteria, premiazione e rinfresco.
Le ordinanze della Prefettura di Oristano e dei Comuni di Sagama e Scano Montiferro, prevedono la limitazione del traffico dalle ore 16.00 alle ore 18.00, pertanto s’invitano gli automobilisti a prendere dei percorsi alternativi. Chiusura totale nella Strada di Penetrazione Agraria di San Michele- Orighìo.
L’ASD MURISTENE, vi aspetta numerosi.

Nelle foto la volata vincente di Secci e la rassegna stampa del 2004.

giovedì 27 luglio 2017

Recensione romanzo “ORA PRO LOCO” di Gesuino Némus.

di (Mario A. Sanna)

Gesuino Némus, nato 60 anni fa in un paese dell’Ogliastra, è un nuovo eccentrico scrittore sardo, emerso improvvisamente dall’anonimato un paio di anni fa con il romanzo “Trilogia del Cinghiale” con cui ha vinto nel 2015 il premio “Campiello- Opera Prima” e altri premi. Nel 2016, con il suo secondo romanzo “I bambini sardi non piangono mai” ha vinto il premio “Franco Fedeli. Miglior Poliziotto dell’anno”.
Come le precedenti opere, anche il romanzo “Ora Pro Loco”, è ambientato a Telévras, un villaggio sardo a rischio d’estinzione, privo di amministrazione comunale, dove le giornate degli abitanti sono scandite dalle lunghe bevute al bar, dai piccoli riti quotidiani degli abitanti e dal lavoro della “Pro Loco” che cerca costantemente di organizzare delle sagre estive per attirare i turisti delle vicine zone costiere nei paesi dell’interno.
L’ispettore capo Marzio Boccinu, si troverà ad indagare su due misteriosi omicidi, molto distanti per tempistica e modi dai tipici ‘omicidi’ di stampo classico, che hanno spezzato la routine del piccolo paese. Lo svolgimento delle indagini, si rivelerà particolarmente complesso e l’ispettore, dovrà far ricorso a tutte le sue capacità per arrivare alla verità.
Il romanzo tratta in maniera ironica anche tematiche di costante attualità: il tentativo da parte di elementi senza scrupoli di far edificare in Sardegna, isola scarsamente antropizzata, le centrali nucleari, i depositi di scorie, le carceri, ecc.
Nel romanzo emerge inoltre la costante paura del giudizio ‘popolare’ a cui vengono sottoposti da parte dei paesani, le persone che non rispettano determinate convenzioni sociali e/o morali.
Dalla lettura emerge in maniera sorprendente, la grande abilità dell’autore nel giocare con le parole del sardo (sua lingua materna) e della lingua italiana appresa tra i banchi scolastici, impiegata in maniera perfetta con delle costruzioni grammaticali esemplari.
Abbiamo seguito con molto interesse le presentazioni del romanzo svoltesi nelle scorse settimane presso la libreria Emmepì di Macomer (NU), dove Gesuino Némus è stato introdotto dal bravo Roberto Putzulu e presso la libreria TiconZero di Bosa (OR), dove l’autore stato introdotto dalla titolare Marina Oggianu.

In entrambe le occasioni Gesuino Némus ha incantato i presenti con la sua disponibilità e simpatia: ha raccontato i suoi studi giovanili, la sua breve ma intensa carriera musicale, la dura vita da operaio, l’amore per la scrittura coltivato fin dall’infanzia e tenuto gelosamente nascosto, la preziosa esperienza sotterranea come “Ghostwriter”, ovvero come ‘autore fantasma’ o ‘autore ombra’ di altri scrittori prestigiosi.
E poi il ‘grande salto ‘ verso la scrittura ‘professionale’, capitato quasi per caso, a circa 60 anni, con l’inaspettato premio “Campiello"che ha obbligato l’autore ad uscire dall'anonimato.
Un romanzo da leggere tutto d’un fiato in pieno relax ed un autore da conoscere personalmente per passare un paio d’ore piacevoli.



mercoledì 14 giugno 2017

PILLOLE DI STORIA: L'UNIFICAZIONE DEI COMUNI DI ONANI' E LULA (1890-1896)

PILLOLE DI STORIA: L'UNIFICAZIONE DEI COMUNI DI ONANI' E LULA (1890-1896).

Dal 1890 al 1896, i comuni di Onanì e Lula si aggregarono nel comune di Onanì- Lula.
L'Unione tuttavia, non si rivelò proficua...
Pubblico un piccolo stralcio della seduta del consiglio comunale del 1889 che deliberò l'aggregazione del comune di Lula a quello di Onanì:


"Il Consiglio Comunale di Onanì, di seguito all’invito diramato dal Signor Sindaco il dì 1 settembre 1889, si è oggi convocato in seduta pubblica, in una sala del Palazzo Comunale posto in Cuor di Gesù.
Presiede l’adunanza il Signor Sannio Antonio Sindaco e sono presenti i signori Sannio G., Goddi G.A., Contu I., Assuttu, Pintus, Masuri, Boe Antonio, Leu, Boe G.A..
Assiste l’adunanza il Sig. Ciriaco Ant. Porcu Segretario Comunale.
....Delibera:
1. Di domandare al Governo del Re che sia aggregato a questo comune il vicino Comune di Lula, tenendo separati i patrimoni rispettivi ed in comune tutte le rendite dei capitali investiti o da investirsi per far fronte alle spese obbligatorie, facoltative e straordinarie dei due comuni uniti. Venendo a dividersi i terreni comunali di Onanì, saranno ripartiti esclusivamente fra quei di Onanì. ..."


L'unificazione sarebbe durata fino al mese di gennaio del 1896, già nel 1893 in seguito ai dei tumulti che sfociarono nel 'pestaggio' dell'ex segretario comunale, il comune di Onanì, richiese alla Provincia di Sassari e al Re di poter ritornare comune autonomo.


venerdì 19 maggio 2017

Ammentende sa batalla de Macumere de su 19 de maju de su 1478.



Macumere est una tzitade posta in su tzentru de sa Sardigna, in d’unu territòriu naradu Màrghine, ca sos montes e sa Campeda chi la inghiriant, faghent de aberu “unu marghine” intre de su cabu de susu e su cabu de giosso de s’isula.
Su mangianu de su 19 de abrile, a inghìriu de sa tzitade b’at istada una batalla manna, intre de sos esercitos de Lenardu d’Alagon- Cubello (nadu fintzas “d’Arbarèe”, marchesu de Aristanis rebelle a su soberanu aragonesu) e de Nìgola de Carroz (vitzerè de su Rennu de Sardigna).
Siat Lenardu chi Nigola, fiat nepodes de sos giùighes de Arbarèe: sos mannos issoro fiant Nigola (pro Lenardu) e Giuanne (pro Nigola) frades de Marianu IV.

Sa cuntierra pro su feudu de su marchesadu de Aristanis fiat durada 7 annos, a sa fine de abrile de su 1470 in sa batalla de Uras, aiat bìnchidu Lenardu, ma in cussa de Macumere, Nigola de Carroz fiat arribadu prontu cun d’unu esercitu mannu.
Sa batalla de Macumere, binchida dae sos aragonesos, pro mèdiu de una preparatzione militare prus manna e de un’istùdiu de su logu, est istada sa fine de sas isperas de libertade de sos Sardos, mentras pro sos aragonesos est istada sa binchida definitiva contra de sos Sardos a pustis de prus de 150 annos de gherra de conchista. Su marchesu rebelle, fiat diventadu unu perìgulu mannu ca aiat fintzas seberadu de torrare a bogare a pitzu s’àrvure irraighinadu, istendardu de su rennu d’Arbarèe e aiat fintzas incumentzadu a si frimmare comente Lenardu de Arbarèe.
Su sero de su 18 de maju de su 1478, su marchesu cun s’esercitu suo, fiant postos in intre de su casteddu de Macumere (in su giassu naradu oe “Sa Presone ‘Etza”), mentras su vitzerè avvisadu a mangianu chi su marchesu fiat in Macumere e non in su casteddu de Burgos, aiat mudadu càminu e a pustis de àere bìnchidu e bòcchidu sos òmines de sas biddas de Noragugume, Duarche, Golothene e Borore fiat arribadu in suta in su logu naradu Campu Castigadu – Tossilo (in ube a dies de oe s’agatat s’inchisinadore): dae inie sos òmines de su vitzerè fiant pigados in Macumere a s’iscurigadòrgiu passende dae s’iscala de s’Erbagusa e arribande in sos logos narados Sertinu, Bonudrau, Santa Maria.
Solu su mangianu s’avanguardia de su marchesu si che fiat abigiada chi sos aragonesos fiant arribados fintzas a su nuraghe Sa Corte, ponindesi in d’una positzione prus arta respetu a su casteddu de Macumere.
In su note, fiat arribadu in Macumere fintzas Artale su fìgiu prus mannu de su marchesu cun sos cadderis, e pro totu su note, aiat proadu a fàghere mudare idea a su babbu, chi cheriat atacare deretu sos aragonesos.
Su mangianu a s’arvèschida su marchesu, aiat dadu a Artale s’ordine de èssire e de atacare, ma in su tretu dae s’èssida de su casteddu, su giassu in ube fiat arribados sos aragonesos, non bi fiat su logu pro lantziare sos caddos, ca su logu fiant malu e pedrosu e in prus sos aragonesos aiant fintzas a disponimentu s’artiglieria.
Artale e sos cadderis suos fiant istados duncas, sos primos mortos de sa batalla; sos cadderis aragonesos postos in s’ala de iscalarba fiant falados in subra de sa fanteria de su marchesu comente un’astore fàmidu e l’aiant fata a bìculos: un’ala de sos soldados de su marchesu aiat proadu a si che fuire passende dae sos logos narados Funtana ‘e Cannone passende in S’Adde e fintzas a su logu nadu Meriaga (a curtzu de s’ispidale) e in suta de su nuraghe de Sant’Alvara, ma fiant istados sighidos e mortos dae sos cadderis aragonesos; àteros soldados de su marchesu fiant fuidos in giosso in su Campu Castigadu, pro agatare sa morte in d’unu logu naradu fintzas a dies de oe Campusantu.
Su marchesu, a pustis de sa morte de su fìgiu, aiat cumpresu chi sa batalla fiat pèrdida; e tando cun sos frades e sos àteros fìgios si che fiat fuidu a Bosa, passende dae Meriaga e dae su càminu pro Sindia.

In Bosa si che fiat imbarcadu, ma su comandante de sa nae, l’aiat fatu presoneri e bèndidu a su soberanu aragonesu Giuanne su Mannu. Pustis fiat istadu cundennadu a morte dae su soberanu Ferdinandu, fiat aduradu fintzas a sa morte sua in su 1494 in su casteddu de Xàtiva.
Cun sa batalla de Macumere, sos aragonesos binchiant a manera definitiva sos Sardos, ma sa bìnchida non depiat dàere sorte bona a sos bìnchidores: Dalmatziu su fìgiu de Nìgola de Carroz at mòrrere in s’ìstiu de su matessi annu, su vitzeré Nigola imbetze in s’antòngiu; su soberanu Giuanne su Mannu in su 1479.
A pustis de sa batalla, su casteddu de Macumere est istadu deruttu e totu cussu chi podiat ammentare su marchesu de Aristanis e su rennu d’Arbarèe est istadu cantzelladu.



martedì 28 febbraio 2017

Ciao Adele…
Ho voluto lasciar passare qualche giorno, per stemperare un po’ l’emozione e la tristezza della tua partenza; per me, non eri soltanto un amministratore capace ed un sindaco caparbio, ma soprattutto un’amica. La nostra non era un’amicizia dove fosse necessaria la quotidianità: ma un piacevole ritrovarsi in sintonia sulle questioni della vita e della comune passione per la storia, per la lingua e per tutto quello che riguardasse la Sardegna.
Tuttavia voglio raccontare la prima Adele Virdis che ho conosciuto una decina d’anni fa, durante una delle mie ‘ricognizioni archivistiche’ presso l’Archivio di Stato di Nuoro, quando ancora la ‘politica’ non era entrata a far parte della sua vita.
Adele Virdis era una bravissima archivista, dotata non solo della necessaria e qualificata competenza professionale, ma soprattutto di una grande disponibilità, educazione e pazienza.



Mi ricordo ancora la prima volta che la direttrice dell’Archivio, dopo avermi fatto completare l’espletamento delle solite ‘pratiche’ burocratiche di registrazione e la verifica dei dati personali, mi fece entrare nella rinnovata sala lettura, per ‘affidarmi’ all’archivista Virdis che mi aspettava pazientemente avvolta in un camice ‘verde’, dotata come previsto dalle norme di ‘mascherina’ e ‘guanti’ protettivi, che nel contesto delle luci e del soffitto ‘di isolamento sonoro’ del locale, facevano ‘quasi’ sembrare la giovane archivista ,a me ancora sconosciuta, come un chirurgo pronto ad operare.
Mi fu sufficiente stringerti la mano per capire che davanti a me, c’era una persona ‘forte’ e sincera: la mano era forte ed il sorriso spontaneo.
Quell’anno, mi recai una decina di volte presso l’Archivio di Stato di Nuoro per consultare delle mappe e dei “sommarioni” del Cessato Catasto per le mie ricerche sui villaggi medievali abbandonati nel centro Sardegna, la tua accoglienza era sempre introdotta da un sorriso ironico e dalla ‘classica’ domanda di rito: «allora Mario, oggi a chi tocca?».
Sapevi bene che avrei passato lì l’intera giornata, tranne la mezz’ora di ‘pausa- pranzo’ in un bar posto nei pressi del Comando Provinciale dei Carabinieri; sorridevi nel vedermi consultare e praticamente ‘ricopiare’ qualche Sommarione e mi davi un prezioso aiuto per ‘srotolare’ le mappe di metà ‘800 dal formato abbastanza ‘grande’: tuttavia, nella serietà del momento riuscivamo sempre a ironizzare sulle mappe o su altre questioni.
Mi ricordo che durante le pause si parlava del precariato, degli studi, di quanto fosse difficile avere una vita ‘normale’: di quanto amassimo la ricerca storica e soprattutto la storia dei piccoli paesi.
Mi ricordo anche il giorno in cui con lo sguardo triste mi comunicasti che a breve ti sarebbe scaduto il contratto e che il rinnovo sarebbe stato molto difficile, neppure quell’incertezza comunque era stata sufficiente ad abbatterti: «è la vita Mario, finisco qua, inizierò da un’altra parte. Nel frattempo continuerò con gli studi».
Avevi sostenuto questo tuo concetto, con un solare sorriso e con tutta la tua naturale semplicità e forza.
Il nostro incontro successivo, sempre casuale, sarebbe stato qualche tempo dopo a Sedilo, in occasione della presentazione di un libro; durante la nostra breve chiacchierata mi comunicasti che ti saresti candidata come sindaco di Aidomaggiore: «sai Mario, abbiamo fatto una lista di ‘giovani’, vogliamo cambiare il paese, o almeno provarci».
Ancora una volta l’impressione che ne ricavai fu quella di una persona semplice, buona e forte.
Qualche tempo dopo, iniziai a lavorare per il progetto Atlante Toponomastico Sardo per la Regione Sardegna, e dopo aver fissato un appuntamento ad Aidomaggiore, mi accogliesti facendomi trovare tutto già pronto: al mio arrivo nella tua stanza da ‘sindaco’ con 10 minuti di ritardo, mi facesti trovare ‘abili e arruolati’ quattro anziani allevatori del paese, pronti a darmi tutti i ragguagli possibili sulla toponomastica di Aidomaggiore.
Terminate le interviste per la raccolta dei dati toponomastici, m’invitasti un veloce caffè a casa tua dove iniziasti a raccontarmi della tua nuova vita da sindaco: «sai Mario, è una grande responsabilità, però mi piace perché amo il mio piccolo paese».
Nel 2011 svolsi con le colleghe Mariantonietta Piga e Giuliana Portas, una ricerca per il comune di Neoneli sulla figura del gesuita Bonaventura Licheri, la ricerca si svolse presso l’Archivio diocesano e presso la Biblioteca: c’era un fondo archivistico che ancora non era disponibile, che tu stavi pazientemente catalogando: fu l’occasione per una bella chiacchierata. Da allora però i nostri incontri, avvennero sempre fuori dagli archivi: a Macomer alla Mostra del Libro, a Sennariolo per il progetto “Hymnos” di cui eri una convinta sostenitrice con il ‘comune’ amico Gianbattista Ledda (prima assessore e poi sindaco di Sennariolo).
Ci siamo visti l’ultima volta nel mese di novembre 2016, nel palazzo comunale di Aidomaggiore: anche l’ultima chiacchierata non fu banale: avevi idee progetti e soprattutto mi dicesti che eri orgogliosa della tua ‘squadra’ di lavoro di amministratori e dipendenti comunali. Ti presi cordialmente in giro, accusandoti di essere diventata ‘dittatrice’, una ‘zarina’. Invece eri un ‘capo’ autorevole e non autoritario. Ma hai seminato bene: sono sicuro che la tua ‘squadra’, condotta dalla tua vice Antonella, saprà raccogliere la tua difficile eredità e portare a conclusione i tuoi progetti.


(Foto di Salvatore Ligios, dahttp://www.sardiniapost.it/culture/gli-atlanti-dellidentita-di-ligios-in-mostra-ad-arzachena/ )

domenica 22 gennaio 2017

Recensione del film “BANDIDOS E BALENTES”

Di Mario A. Sanna

Nella giornata di ieri 21 gennaio 2017, abbiamo assistito alla prima giornata di proiezione del nuovo film ‘sardo’, presso il Movies Multisala di Santa Giusta: siamo stati fortunati, perché eravamo prenotati alla proiezione delle ore 20.30 e questo ci ha permesso di poter vedere il film, al contrario di non pochi spettatori, che invece hanno dovuto rinviare la loro visione, perché intorno alle 17.30 un fulmine si è abbattuto sulla struttura mandando in tilt la proiezione.
A parte questo piccolo incidente che abbiamo evitato, la proiezione del film è stata indubbiamente un successo: sale piene e tantissima gente incuriosita: un bel risultato per l’entusiasta regista Fabio Manuel Mulas, tiesino con importanti esperienze di vita e cinematografiche alle spalle, nonostante la sua giovane età, che ha ideato il film con il suo amico Gianluca Pirastu appuntato dell’Arma e si è avvalso di Antonio Giovanni Pischedda per la scrittura.


La trama.
In un paese della Sardegna centrale, padre e figlio componenti di una famiglia di pastori incontrano per sfortunata coincidenza una banda di abigeatari: purtroppo per loro, aver visto i responsabili del furto equivale ad una condanna a morte che viene eseguita mentre qualche tempo dopo, sono intenti a lavare i bidoni del latte presso un abbeveratoio; l’omicidio purtroppo, viene visto da altri due sfortunati allevatori, che a loro volta, finiscono immediatamente sotto il tiro dei killer: uno di essi verrà ucciso subito e l’altro si salverà solo per puro caso.
Durante il funerale del marito e del figlio, Mintonia vedova e mamma di due degli uccisi, rifiuta sdegnatamente e pubblicamente le condoglianze di Bainzu, un giovane del paese, che lei sa essere uno dei sicari.
Contemporaneamente, Mintonia sollecita il rientro di Bobore il figlio emigrato in Belgi: un ragazzo onesto e coraggioso, un ‘balente’ appunto. Il rientro di Bobore, coinciderà con l’inizio di un percorso di sangue, dovuto alla forte rivalità tra le due fazioni: da un lato Bainzu con la sua banda criminale ‘sos bandidos’, dall'altra la famiglia di Bobore con i suoi parenti e alleati.
La rivalità si fa molto accesa con dispetti e morti da ambo le parti, il culmine però viene raggiunto quando per sbaglio, durante un agguato sotto la casa di Bobore, la banda di Bainzu uccide la giovane e innocente sorella Angheledda.
Con la morte accidentale della donna, viene violato, quel codice non scritto che nelle faide tradizionali aveva sempre rispettato donne e bambini; è la fine di ogni possibilità di pacificazione tra le opposte fazioni: una guerra senza regole, dove si contano i caduti da ambo e le parti ed i funerali nel piccolo paese si susseguono con un ritmo vertiginoso, nonostante le indagini del maresciallo dei carabinieri e le prediche e le ‘filippiche’ dell’anziano parroco, cerchino invano di riportare la serenità nella comunità.
La banda di Bainzu intanto, con due nuovi componenti, diventa l’incubo del circondario: furti, grassazioni, un sequestro di persona e anche qualche lite interna; Bobore invece cerca di resistere, ma alla fine decide di arrendersi: prepara nuovamente la valigia per cercare altrove una serenità che nel suo paese è impossibile.




Appunti tecnici
Il film è stato girato praticamente ‘in presa diretta’ con l’ausilio di attori non professionisti che si sono rivelati molto capaci e convincenti nei loro ruoli con un ottimo risultato; anche le semplici comparse appaiono ben integrate. Molto bravi gli attori principali Elisabetta Contini, Tore Sanna, Katia Corda Giuseppe Garippa, Giuseppe Porcu, Salvatore Demurtas, Alessandro Orrù, Pietro Deriu, Antonangelo Piu, Diego Russo, Gianfranco Manca e Luca Locci. Tra gli attori non protagonisti, segnaliamo l’ottima recitazione del ‘vero’ sacerdote don Giovanni Chirra ex parroco di Silanus, che crediamo abbia stupito tutti i presenti in sala.

Splendido il contesto scenografico del film, girato a Bonorva nella frazione di Rebeccu, Silanus, Giave, Mamoiada, e nelle campagne del Goceano, a conferma di quanto la Sardegna possa offrire al cinema per la sua particolarità e unicità dei luoghi.
La fotografia del film curata da Stefano Desole, è di un livello molto alto; cercando il pelo nell'uovo, si potrebbe dire che gli unici limiti del film, siano nella trama, dove ad uno spettatore poco attento potrebbe capitare di perdere il 'filo' logico del film.
Buona la colonna sonora del film, anche se forse un po’ ripetitiva, curata da Daniele Barbato Boe.
Considerando che si tratta di un film auto-prodotto senza alcun finanziamento pubblico, riteniamo che il risultato raggiunto dagli autori e dal regista sia sicuramente ottimo.
Coraggiosa e originale la scelta del regista e degli autori di far girare il film in lingua sarda, con attori di varia provenienza geografica, che dimostrano l’immensa ricchezza e originalità del lessico sardo.
Concludiamo la recensione con un sincero apprezzamento del film e con l’auspicio che l’iperattivo e creativo Fabio Manuel Mulas prosegua il suo percorso professionale sulla strada della qualità dimostrata con questo lavoro.


Il trailer del film: https://www.youtube.com/watch?v=AwhEwVRyG8c



sabato 7 gennaio 2017

Cursu de Istòria Sarda in Aidumajore (OR)

In su mese de ghennnàrgiu de su 2017, s'at a fàghere in sa bidda de Aidumajore unu cursu de istòria sarda "AIDUMAJORE: DAE SU TEMPUS DE SOS GIUGHES A SOS ISPAGNOLOS (Sec. XI- XV).
Su cursu ammaniadu dae banda de s'Amministratzione Comunale de Aidomajore, ghiada dae Adele Virdis, cun s'agiudu de sa Coop. Sotziale "Onoai" de Ardaule, s'at a fàghere in su tzentru de Agregatzione Sotziale "Santu Jorzi", a sero a pustis de sas 5.30 in dies dae istabire.
Su cursu chi est in donu, at a durare 10 oras, e s'at a fàghere in chimbe addòvios.
Sa punna de su cursu est cussa de fàghere acurtziare a s'istòria locale medievale, sas pessones chi apant gana de connòschere s'istòria de sa terra issoro e fintzas chi apant gana de àere mèdios novos pro fàghere chircas istòricas.
Su cursu at a èssere fatu in sardu ei chie est interessadu si che depet marcare dimandende a sa Biblioteca Comunale o a s'ufìtziu de sos
Servìtzios Sotziales de su Comunu de Aidumajore o puru cramande sa dut.ssa Simona Solinas o imbiande unu mesàgiu de posta eletrònica a s'indiritzu solinassimona@gmail.com intro de sa die de 15 de ghennàrgiu 2017.
Pro àteras informatziones e pro sa modulistica abbaidare su situ de su comunu de Aidumajore