sabato 29 dicembre 2018

Recensione romanzo storico “Ospitone. Dux Barbariae” di Vindice Lecis.

Recensione romanzo storico “Ospitone. Dux Barbariae” di Vindice Lecis.

Prosegue in maniera intensa l’attività letteraria e di scrittura del giornalista sassarese Vindice Lecis; il suo nuovo romanzo storico, proseguo del precedente “Hospiton”, è molto coinvolgente e scritto in maniera semplice e scorrevole.
Anche in questo romanzo il protagonista principale è Ospitone, che dopo cinque anni dalla pace siglata con il dux Zabarda e con Giuanuario il vescovo metropolita di Carales, si troverà suo malgrado costretto a riprendere le armi in mano.
Tra i nuovi personaggi spiccano Eupaterio che ha sostituito il duca Zabarda nel comando militare della Sardegna romanizzata e Giuliano un misterioso “agente segreto”.
Nel romanzo ritroviamo inoltre Sardo, il figlio di Ospitone che è diventato un uomo, il ribelle Assada, Nispeni la bella moglie di Ospitone e infine la sciamana senza età Karitti. Le scene del romanzo vengono descritte con azione, vivacità e colore, quasi come se si trattasse della sceneggiatura di un moderno telefilm d’azione.
Non mancheranno come al solito gli intrighi di palazzo.
Un romanzo da leggere e da gustare, per avvicinarsi alla storia della Sardegna durante l’invasione bizantina.
Il romanzo “Ospitone. Dux Barbariae”, sarà presentato sabato 29 dicembre 2018 alle ore 18.00, presso la Biblioteca Comunale di Lula. L’autore dialogherà con l’assessore alla cultura Pietro Pittalis e con lo storico Mario Antioco Sanna.

domenica 5 novembre 2017

Appunti storici su Sagama


Il 22 ottobre 2017, in occasione dell'inaugurazione della struttura VILLA SAN GABRIELE ARCANGELO, casa alloggio edificata dall'Amministrazione Comunale di Sagama nella ex casa parrocchiale, ho presentato una breve relazione sulla storia del paese che riporto qua nel formato pdf pubblicato nel sito accademia.edu .

https://www.academia.edu/35060877/APPUNTI_STORICI_SU_SAGAMA

giovedì 2 novembre 2017

I CIMITERI E LA STORIA CANCELLATA

I CIMITERI E LA STORIA CANCELLATA

Fino alla “Fusione Perfetta” tra il Regno di Sardegna e gli altri stati governati da casa ‘Savoia’, i cimiteri in Sardegna erano sempre posti intorno ai luoghi di culto presenti nel villaggio: non fu applicato il noto ‘editto di San Cloud’, con cui Napoleone Bonaparte, aveva imposto che i cimiteri fossero posti fuori dai centri abitati e i morti fossero sepolti in delle fosse ‘comuni’. I nobili e gli esponenti del clero venivano sepolti dentro la chiesa, gli altri nei cortili degli stessi edifici di culto in fosse scavate nel terreno: un’area del cimitero non consacrata veniva destinata ad accogliere i bambini non battezzati e i morti in contrasto con Dio.

In Sardegna nel XX secolo vi una forte politica edilizia cimiteriale: in quasi tutti i paesi vennero edificati dei nuovi cimiteri fuori dai centri abitati e dotati di una cappella.
A metà dell’800 la situazione era però disastrosa: l’ultimo Intendente di Cuglieri Félix Despine nel 1858-59 ci fornisce una sommaria descrizione di un particolare cimitero del villaggio di Magomadas in Planargia: “il cimitero del villaggio è qualcosa di terrificante; la fossa comune, una specie di pozzo in uso anche in molti altri posti, è ancora utilizzato per i bambini morti senza battesimo, e nonostante sia coperto da una pietra, lascia uscire degli odori nauseabondi”.

È successivamente alla nascita del Regno d’Italia nel 1861, che però lo stato inizia a far edificare dei veri e propri cimiteri, di concezione maggiormente moderna, o per lo meno, più vicini a quelli da noi conosciuti.
Mi limiterò in questa breve nota a ricordare gli esempi di alcuni cimiteri che ben conosco: quello di Scano Montiferro, ad esempio è il più antico, con una continuità storica sorprendente, benché all’interno del paese, sorgessero di piccoli cimiteri, presso le cappelle delle confraternite e presso San Nicola.
A Sagama, il vecchio cimitero, posto di lato alla chiesa di San Gabriele Arcangelo, fu utilizzato fino agli anni immediatamente successivi alla 2 guerra mondiale; il nuovo cimitero, progettato già durante gli anni trenta, fu concluso intorno al 1950, con la traslazione di tutte le salme dei deceduti presso il nuovo camposanto posto in località “Su Chercu Muzzu”. Questa notizia di cui trovai qualche cenno in qualche documento per ora inedito mi fu confermata a livello orale da mia zia Rita Soro, deceduta qualche anno fa, che aveva fatto ‘traslare’ le ossa del padre Salvatore morto nel 1942, presso una nuova tomba di famiglia acquistata nel 1950.

A Sindia, il vecchio cimitero come risulta dalle mappe della seconda metà dell’800 era posto nell’attuale piazza San Giorgio insieme alla cappella (oggi non più esistente) detta de Sas Recumandadas. Il nuovo cimitero progettato intorno al 1880, fu completato ai primi del ‘900: anche in questo caso, vi fu la ‘traslazione’ delle salme nelle nuove tombe di famiglie. Il cimitero di Sindia, merita un’attenzione particolare: la parte più antica nei pressi della cappella, meriterebbe il rango di “cimitero monumentale”: parecchie tombe infatti presentano statue e decorazioni che ne fanno dei piccoli capolavori artistici. Un altro piccolo cimitero sorgeva nei pressi della chiesa di San Pietro e di quella di Santa Croce che fu inglobata nel nuovo edificio dell’Asilo Parrocchiale, edificato negli anni ’30. Informatori orali, mi raccontarono che durante i lavori furono ritrovate delle ossa umane: lo stesso accade nei cortili di alcune case di via Maddalena, i cui cortili, erano confinanti con quello della chiesa di San Pietro. Si trattava forse del cimitero della chiesa scomparsa intitolata al culto della Maddalena.


SINDIA- PIAZZA SAN GIORGIO, DOVE SORGEVA IL VECCHIO CIMITERO.

Con la scomparsa dei cimiteri intorno alla chiese, fu purtroppo cancellata la memoria storica di numerosi villaggi: certo dobbiamo immaginarci piccoli cimiteri dotati di uno o due cancelli, quasi privi di lapidi, con tante piccole croci in legno, poste nel terreno. Soltanto dalla fine dell’800 il regolamento di “Polizia Mortuaria” ha iniziato a prevedere che i morti venissero inumati all’interno dei bauli. I primi bauli, tuttavia, erano molto scadenti: per i bisognosi, la cosiddetta “cassa da morto”, veniva pagata dal Comune, che attingeva alla cosiddetta “cassa dei poveri”, per poter offrire anche ai meno abbienti una dignitosa sepoltura. A Monteleone Roccadoria, presso la chiesa di Sant’Antonio Abate, è ancora possibile vedere il vecchio cimitero, seppur pavimentato e privo di lapidi o croci.


MONTELEONE ROCCADORIA (SS), CHIESA DI SANT'ANTONIO CON IL VECCHIO CIMITERO.

Ma tuttavia ci fornisce un’idea di come potessero essere i cimiteri. Interessanti anche gli esempi cimiteriali che possiamo ritrovare presso l’isola- parco ed ex colonia penale dell’Asinara.


ASINARA -CIMITERO DI 'FORNELLI.


venerdì 6 ottobre 2017

SAGAMA: Ricordi della gara del 2004.

“Perché non organizzate il prossimo campionato regionale a Sagama?”.
Era una sera di gennaio del 2004, quando il responsabile Endas Ciclismo Sardegna, Roberto Rosellini propose alla Pol. San Michele di organizzare una gara importante nel piccolo centro del paese.
Nel settembre 2003, il paese aveva ospitato una gara dentro il circuito “Corso Vittorio Emanuele I- Circonvallazione Sud”, con una salitella durissima che partiva sotto la chiesa parrocchiale di San Gabriele per arrivare fino al Municipio, nei cui pressi era posto l’arrivo. La gente di Sagama, educata e cortese, aveva offerto “le sedie” ai forestieri per poter seguire comodamente la gara.
Non fu facile organizzare quella gara, ma l’Amministrazione Comunale con il sindaco Mario Pinna e l'assessore Giacomo Obinu, ci sostenne in tutto e per tutto, mi piace ricordare anche l’impegno di tutta la famiglia di Bobore Biddau e della ditta di Fabio Foddis che mise in sicurezza il percorso.
Mi ricordo la benedizione di don Porcu prima della partenza e il via…che per me…fu doloroso…comunque riuscì a fare il primo giro nelle ultime 20 posizioni del gruppo, nonostante la rottura di un raggio della ruota posteriore: cambio ruota al cimitero grazie all’amico Pier Paolo Sannia e lotta con i denti per cercare di riprendere il gruppetto. Al 4 giro dei 7 in programma fummo “doppiati” dai primi, impensabile stare dietro a Secci, Grabesu ecc…erano delle vere moto. All’ultimo giro, nuovo imprevisto: foratura! Cambio ruota veloce grazie ad Antonello che mi aspettava nella zona di Murenda con una ruota di scorta e poi tifo da parte di tziu Mario Pinna e mio padre, per riprendere i corridori che avevo davanti. Missione compiuta nei falsopiani di Orighio. E poi volata finale del gruppetto che vinsi nettamente sul “veterano” Linzas, che sarebbe venuto a mancare l’anno successivo. Era malato, ma nonostante tutto, aveva voluto partecipare alla corsa. Non lo sapevo, ma all’arrivo l’avevo visto veramente ‘sfinito”. Ecco alcune immagini di quella gara, scattate dal mio amico Antonio.

Dopo 12 anni il ciclismo ritorna a Sagama: sabato 7 ottobre al via il 1° Trofeo “Muristene”.

Ci sono voluti dodici anni, ma alla fine la passione per il ciclismo che a Sagama (OR) è sempre stata forte, ha vinto su tutto.
Appena sei mesi fa, un gruppo di giovani del paese ha fortemente voluto la nascita di un’associazione sportivo- culturale denominata “Muristene”: un nome con un forte richiamo identitario, in quanto il nuraghe “Muristene”, posto all’ingresso del paese a pochi metri dalla chiesa parrocchiale seicentesca dell’Arcangelo Gabriele, per secoli ha ospitato i pellegrini che partecipavano alla festa- sagra de “S’Anzelu”.
La gara che si svolgerà nel circuito di San Michele, che nel 2004, in occasione del 2° Trofeo “Sant’Antonio”, fu valido come Campionato Regionale “Enti della Consulta” organizzato dal G.S. Il Fornaio, con la Polisportiva San Michele di Sagama e con l’Endas. La gara fu vinta dal giovane Secci in volata su Grabesu, Deiana, Masserey e Fundoni.


Oggi l’ASD “Muristene” che per statuto è un’associazione sportiva dilettantistica, regolarmente iscritta all’albo regionale, ma anche un’associazione di promozione sociale e culturale, organizza la manifestazione che vedrà al via i migliori ciclisti sardi dai 16 ai 70 anni, grazie all’impegno dei suoi soci e con il prezioso contributo dell’Amministrazione Comunale, dei numerosi sponsor (operatori commerciali della zona) e dell’Asd Aquile di Macomer che garantirà il servizio di moto staffetta, delle Forze dell’Ordine e delle Compagnie Barracellari di Sagama e Scano Montiferro. Sarà presente anche il servizio di soccorso di Scano Montiferro, con il dott. Deonette.
Il percorso di 8,1 Km si snoderà dalla via Gramsci di Sagama, per affrontare la corta ma impegnativa salita di “S’Iscala” per poi proseguire nelle località “Murenda”, “Santu Micheli”, Orighìo (da cui questo blog, prende il nome), “Serra de Sagama”, Sp 34 e SP 21, località “Sa Costa”, “Cudinatta” , “Giuntolzu”, per poi entrare nel paese in Corso Umberto. La gara si snoderà in 5 giri, per un totale di Km 40,5.
Durante la gara, sono previste animazioni per i bambini e la presenza di un DJ, e poi lotteria, premiazione e rinfresco.
Le ordinanze della Prefettura di Oristano e dei Comuni di Sagama e Scano Montiferro, prevedono la limitazione del traffico dalle ore 16.00 alle ore 18.00, pertanto s’invitano gli automobilisti a prendere dei percorsi alternativi. Chiusura totale nella Strada di Penetrazione Agraria di San Michele- Orighìo.
L’ASD MURISTENE, vi aspetta numerosi.

Nelle foto la volata vincente di Secci e la rassegna stampa del 2004.

giovedì 27 luglio 2017

Recensione romanzo “ORA PRO LOCO” di Gesuino Némus.

di (Mario A. Sanna)

Gesuino Némus, nato 60 anni fa in un paese dell’Ogliastra, è un nuovo eccentrico scrittore sardo, emerso improvvisamente dall’anonimato un paio di anni fa con il romanzo “Trilogia del Cinghiale” con cui ha vinto nel 2015 il premio “Campiello- Opera Prima” e altri premi. Nel 2016, con il suo secondo romanzo “I bambini sardi non piangono mai” ha vinto il premio “Franco Fedeli. Miglior Poliziotto dell’anno”.
Come le precedenti opere, anche il romanzo “Ora Pro Loco”, è ambientato a Telévras, un villaggio sardo a rischio d’estinzione, privo di amministrazione comunale, dove le giornate degli abitanti sono scandite dalle lunghe bevute al bar, dai piccoli riti quotidiani degli abitanti e dal lavoro della “Pro Loco” che cerca costantemente di organizzare delle sagre estive per attirare i turisti delle vicine zone costiere nei paesi dell’interno.
L’ispettore capo Marzio Boccinu, si troverà ad indagare su due misteriosi omicidi, molto distanti per tempistica e modi dai tipici ‘omicidi’ di stampo classico, che hanno spezzato la routine del piccolo paese. Lo svolgimento delle indagini, si rivelerà particolarmente complesso e l’ispettore, dovrà far ricorso a tutte le sue capacità per arrivare alla verità.
Il romanzo tratta in maniera ironica anche tematiche di costante attualità: il tentativo da parte di elementi senza scrupoli di far edificare in Sardegna, isola scarsamente antropizzata, le centrali nucleari, i depositi di scorie, le carceri, ecc.
Nel romanzo emerge inoltre la costante paura del giudizio ‘popolare’ a cui vengono sottoposti da parte dei paesani, le persone che non rispettano determinate convenzioni sociali e/o morali.
Dalla lettura emerge in maniera sorprendente, la grande abilità dell’autore nel giocare con le parole del sardo (sua lingua materna) e della lingua italiana appresa tra i banchi scolastici, impiegata in maniera perfetta con delle costruzioni grammaticali esemplari.
Abbiamo seguito con molto interesse le presentazioni del romanzo svoltesi nelle scorse settimane presso la libreria Emmepì di Macomer (NU), dove Gesuino Némus è stato introdotto dal bravo Roberto Putzulu e presso la libreria TiconZero di Bosa (OR), dove l’autore stato introdotto dalla titolare Marina Oggianu.

In entrambe le occasioni Gesuino Némus ha incantato i presenti con la sua disponibilità e simpatia: ha raccontato i suoi studi giovanili, la sua breve ma intensa carriera musicale, la dura vita da operaio, l’amore per la scrittura coltivato fin dall’infanzia e tenuto gelosamente nascosto, la preziosa esperienza sotterranea come “Ghostwriter”, ovvero come ‘autore fantasma’ o ‘autore ombra’ di altri scrittori prestigiosi.
E poi il ‘grande salto ‘ verso la scrittura ‘professionale’, capitato quasi per caso, a circa 60 anni, con l’inaspettato premio “Campiello"che ha obbligato l’autore ad uscire dall'anonimato.
Un romanzo da leggere tutto d’un fiato in pieno relax ed un autore da conoscere personalmente per passare un paio d’ore piacevoli.



mercoledì 14 giugno 2017

PILLOLE DI STORIA: L'UNIFICAZIONE DEI COMUNI DI ONANI' E LULA (1890-1896)

PILLOLE DI STORIA: L'UNIFICAZIONE DEI COMUNI DI ONANI' E LULA (1890-1896).

Dal 1890 al 1896, i comuni di Onanì e Lula si aggregarono nel comune di Onanì- Lula.
L'Unione tuttavia, non si rivelò proficua...
Pubblico un piccolo stralcio della seduta del consiglio comunale del 1889 che deliberò l'aggregazione del comune di Lula a quello di Onanì:


"Il Consiglio Comunale di Onanì, di seguito all’invito diramato dal Signor Sindaco il dì 1 settembre 1889, si è oggi convocato in seduta pubblica, in una sala del Palazzo Comunale posto in Cuor di Gesù.
Presiede l’adunanza il Signor Sannio Antonio Sindaco e sono presenti i signori Sannio G., Goddi G.A., Contu I., Assuttu, Pintus, Masuri, Boe Antonio, Leu, Boe G.A..
Assiste l’adunanza il Sig. Ciriaco Ant. Porcu Segretario Comunale.
....Delibera:
1. Di domandare al Governo del Re che sia aggregato a questo comune il vicino Comune di Lula, tenendo separati i patrimoni rispettivi ed in comune tutte le rendite dei capitali investiti o da investirsi per far fronte alle spese obbligatorie, facoltative e straordinarie dei due comuni uniti. Venendo a dividersi i terreni comunali di Onanì, saranno ripartiti esclusivamente fra quei di Onanì. ..."


L'unificazione sarebbe durata fino al mese di gennaio del 1896, già nel 1893 in seguito ai dei tumulti che sfociarono nel 'pestaggio' dell'ex segretario comunale, il comune di Onanì, richiese alla Provincia di Sassari e al Re di poter ritornare comune autonomo.